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Perché si dice “allevare” e non “coltivare” la vite?

Sapevi che si dice “allevare” e non “coltivare” la vite? Proprio così, in molti fanno questo piccolo grande errore, ma ti spieghiamo perché, e ti assicuriamo che il motivo è bellissimo: la natura è meravigliosa.

La tradizione e l’amore per la nostra terra sono alla base della produzione dei vini salentini Melillo, una varietà di vini pugliesi che la nostra famiglia porta ormai avanti con passione da 4 generazioni.

Oggi ti parliamo in particolare della tecnica della potatura a secco che ci spiega perché si dice “allevare” e non “coltivare” la vite.

In inverno, quando i tralci sono secchi è un momento chiave per trovare la propria direzione e proprio come per tutti noi, anche la vite ha bisogno di una mano, di un aiuto.

Nei mesi più freddi dell’anno viene così effettuata la potatura a secco e lo stralcio: eliminiamo con cura i tralci che non sono più utili alla vite e che crescendo potrebbero danneggiarla, perché non sosterrebbero il peso delle uve o perché non sono posizionati correttamente.

Non solo. Potrai vedere sulla vite delle gemme, che daranno origine a nuovi germogli e grappoli nella nuova annata.

Noi sappiamo bene dove la vite svilupperà i nuovi rami e, nel togliere i tralci secchi, selezioniamo le gemme migliori da far germogliare.

Cerchiamo anche un corretto equilibrio da dare al numero delle nuove gemme, perché l’equilibrio della vite si rifletterà nel suo prodotto e quindi nel suo vino.

Come si trova il giusto equilibrio?

Le gemme selezionate, perché crescano dando frutto di elevata qualità, devono essere della giusta quantità, né troppe e né troppo poche, proporzionate alla dimensione della pianta e alla sua varietà.

Ecco perchè si dice “allevare” e non “coltivare” la vite

In questo modo ci prendiamo cura della vite e la guidiamo nella sua crescita giorno per giorno, per questo sarebbe limitato dire “coltivare” e si parla invece di “allevare” (così come succede anche per le altre piante legnose o da frutto).

Infine, per aiutare la vite a crescere in maniera corretta, leghiamo i tralci ai sostegni con filo ad elevata tecnologia in carta invece che in plastica; anche se più costoso lo preferiamo perché i legacci in plastica rischiano di rovinarsi e perdersi nel terreno inquinandolo, mentre in questo modo la pianta “soffre” di meno e le stringhe sono al 100% biodegradabili. Rispettare l’ambiente e la nostra terra, e quindi l’ecosostenibilità, per noi che produciamo a kilometro zero è un tema molto importante.

Tra l’altro, disfarsi dei tralci vecchi per dare il meglio di sè, non ti sembra una bellissima metafora della nostra vita?

Al prossimo calice,

La famiglia Melillo

 

Prima della potatura a secco

Dopo la potatura a secco

 

 

 

 

 

 

 

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